mercoledì 17 ottobre 2007

LA BORSA RUSSA CAMBIA MA E' SEMPRE OPACA

Negli ultimi 12 mesi, l’indice dell’azionario della Federazione Russa (il Ris) è aumentato dell’11,5% (se espresso in dollari) e del 5,7% (se denominato, invece, in rubli). Nello stesso periodo il Morgan Stanley International è cresciuto del 15% e quello per i mercati emergenti del 39%. L’incremento relativamente contenuto – non dimentichiamo che dalla primavera è in corso una fase di turbolenza, secondo alcuni ancora non terminata- vuol dire che il mercato dei capitali russo è diventato “normale” e tale, quindi, da diventare una piazza interessante per investimenti in portafoglio? E’ tema di particolare interesse per l’Italia anche a ragione di una possibile intese Aeroflot-Alitalia. La Federazione Russia è pienamente consapevole che gas e petrolio sono risorse che si esauriranno. Si sta preparando a nuove sfide in due settori: spazio e tecnologia. Per ambedue un partner europeo come Alitalia potrebbe rappresentare la porta per entrare nel più vasto mercato europeo. Ma senza un mercato dei capitali considerato “normale”, la partnership industrial-tecnologica non sarebbe sufficiente.
Alcuni mesi fa, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) ha pubblicato un rapporto molto rassicurante (dandosi anche pacche sulle spalle per i risultati che proprio grazie al suo lavoro sarebbero stati ottenuti): a) il mercato si è ampliato anche a ragione dell’emissione di obbligazioni internazionali in rubli (la stessa Bers ha emesso oltre 20 milioni di eurobond in rubli); b) l’architettura istituzionale si è rafforzata con una serie di passaggi che hanno portato alla normativa del 2003 sul mercato azionario con cui si permette agli operatori stranieri di collocare titoli sul mercato finanziario russo;c ) la creazione del Moscow Prime Offered Rates (MosPrime) , l’equivalente russo del Libor.
Meno incoraggiante (anzi inquietante) il rapporto al Centro Russo per lo Sviluppo del Mercato dei Capitali curato da un gruppo di università (Cambridge nel Regno Unito, Edindurgo, Seul, Texas, Vienna) nonché da alcuni dei maggiori uffici legali russi specializzati in diritto societario. Il documento circola già in russo ma sarà disponibile in inglese tra alcuni mesi. Abbiamo avuto accesso ad un’ampia sintesi ed ai primi due capitoli (gli altri riguardano principalmente la funzione di consiglieri indipendenti, la differenza tra s.p.a. ad azionariato diffuso e quelle basato su noccioli dure ed alcuni aspetti di diritto del lavoro nei rapporti tra componenti dei CdA e le imprese da loro guidate).
Da una lettura delle raccomandazioni del rapporto si trae l’impressione che i conflitti di interesse siano pervasivi nel capitalismo ancora in fasce nella Federazione, un capitalismo caratterizzato da imprese piramidali, spesso incastrate tra loro tramite veri e propri labirinti di legami (sovente nei CdA). Quindi, c’è ancora molta strada da fare per giungere a quotate “normali” e, di conseguenza, ad un mercato finanziario “normale”.
In primo luogo, il documento propone modifiche molto vaste alla legge del 2003 sul mercato azionario, principalmente per meglio definire i concetti di “buona fede” e di “conflitto di interesse”. Si raccomanda di stabilire obblighi precisi in materia di trasparenza (ossia di pubblicazione di libri contabili certificati da revisori indipendenti) e di riservatezza (al fine di contenere, ove non impedire, le forme di aggiotaggio “soffiando” informazioni interne). In secondo luogo, le regole in materia di trasparenza e riservatezza dovrebbero essere estese tanto alle controllate quanto alle s.p.a controllanti (incastri molto frequenti, come si è detto, nelle grandi imprese quotate) con particolare riguardo a potenziali conflitti di interesse negli incroci tra i numerosi CdA di s.p.a. controllanti e controllate. D’altro canto, il documento chiede che vengano definiti con maggiore precisione (di quanto non faccia la normativa attuale) i limiti alle responsabilità dei singoli componenti dei CdA per misure adottate da manager e dirigenti; special riguardo ai limiti delle responsabilità dei CdA dovrebbero essere previsti per le imprese in serie difficoltà finanziarie (al fine di facilitarne il riassetto) , sempre che non si rientri nella casistica dei conflitti di interesse. Si suggerisce, infine, una normativa più stringente sui rapporti tra CdA e dirigenza delle s.p.a. in generale e delle banche in particolare al fine di contenere (ed auspicabilmente un giorno impedire) inciuci.
Nessuna novità viene proposta in materia di vigilanza; ciò non vuol dire che i meccanismi attualmente in vigore tramite il Servizio Federale per i Mercati Finanziari siano inossidabili che occorre badare, precedentemente, al sottostante (ossia alla governance delle aziende quotate). Le riforme proposte non solo di poco conto. Vedremo come reagirà il Governo della Federazione.

Nessun commento: