giovedì 19 luglio 2007

LE PILLOLE DEL DPEF

Il Governo Prodi, reduce da una serie di brutte figure (non ultime quella sulla non-gara Alitalia=, si è congratulato con sé stesso per avere presentato “un Dpef di svolta” entro, anzi, prima della scadenza richiesta per legge (30 giugno). Un modo per tirare su il morale delle truppe in giornata in cui pare traballante come mai ed il disorientamento degli elettori è stato aggravato dalla discesa il campo del sindaco di Roma Walter Veltroni? Diffiicile dare un risposta senza avare letto il documento ed essersi fatti un’idea della qualità e consistenza..
L’unica versione disponibile è la “sintesi” che è stata messa ondine. Tra qualche giorno, si spesa, si disporrà dell’atto parlamentare e del consueto fascicoletto del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Per ora accontentiamoci del “pillolame”: 26 diapositive su sfondo blu per spiegare cosa è il Dpef, a che serve e quali ne saranno le priorità. Il power point , quindi, è entrato in Consiglio dei Ministri. E soltanto il power point ne è uscito (almeno per ora). Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Tomaso Padoa.Schioppa (TPS) deve avere dimenticato la battuta che circola da decenni nelle istituzioni europee (da lui tanto a lungo frequentate):if you do not have a point to make, use power point (se non hai un punto da fare utilizza power point). In effetti, la battuta si attaglia perfettamente alle 26 diapositive in quanto non dicono nulla sui temi cruciali a cui il Dpef avrebbe dovuto dare risposta: quali obiettivi specifici porsi nel riassetto dello stato sociale (in primo luogo previdenza) e quale strategia seguire, in che modo raggiungere i traguardi di crescita economica (2% l’anno) indicati nel documento, quali sono le priorità da perseguire? Non certo le 22 “scelte strategiche” elencate (non è chiaro in che ordine) nella diapositiva 22.
In effetti, nelle prime diapositive TPS mette le mani avanti: afferma che il Dpf . Dopo avere citato i grandi “progressi” che si sarebbe fatti (evitando però di quantizzarli) ed indicato quanto resta da fare, afferma che il Dpf non è un documento “operativo” ma un paper per a) informare sulla dinamiche economiche e di finanza pubblica; b) fissare “palettr”per la legge finanziaria; c) dare un quadro delle politiche in atto e da realizzare . In breve, il maggior documento di politica economica dell’Italia viene declassato ad un’esposizione “non impegnativa” quali quelle che si fanno quando si vuole vendere un prodotto. In effetti, si promettono grandi cose (senza specificarne mai gli aspetti quantitativi) ma si tace su come realizzarle.

Nessun commento: