lunedì 30 luglio 2007

DOPO QUESTI VOLUMI VISCO DETESTA LE IMPOSTE

Frued diceva che per scavare nell’intimo di uomini e donne è sufficiente vedere le letture che portano in vacanza: allora rivelano ciò che non mostrerebbero mai sulla loro scrivania – e neanche sul loro comodino. Nella borsa (spartana) che accompagna il Vice Ministro Vincenzo Visco in montagna, il primo libro che si nota è una vecchia edizione in brossura della Bur (Biblioteca universale rizzoli) che, negli anni 50 (quando il “Vice” andava al Liceo) si vendevano a 60 lire al volume (180 se triplo come quello che ha nella sua bisaccia- i “Plays” di George Bernard Shaw. Spicca , con pagine segnate a matita rossa, l’ultima scena di “Androclo e il leone” (da lui apprezzato quando studiava a York): in essa , dagli spalti del Colosseo l’Imperatore Vespasiano dichiara di essersi da tempo convertito ma di mandare i cristiani alle fiere perché ad ogni martire corrispondono dieci conversioni. Ad ogni tartassato – Visco pensa – corrispondono dieci astuti elusori.
Altro libro in bisaccia è un classico francese che ha avuto diverse edizioni “L’arbitraire fiscal” di Pascal Salin. Il saggio distrugge l’idea stessa di imposta progressiva sul reddito; mostra come le imposte di successione siano un virus che minaccia la famiglia e la tassazione societaria un peso sulla competitività delle imprese. Salin propone uno Stato minimo ed un’aliquota unica (o al massimo due) da applicarsi principalmente sulle transazioni. L’opposto del sistema tributario che gli italiani imputano a Visco , ma che ha provocato una crisi tale di rigetto da potersi ormai profilare all’orizzonte una riforma alla Salin. Dai suoi studi a Berkeley in California , Visco ha con sé uno delle controparti anglosassoni del libro di Salin: il saggio di Jonathan Baron, professore di psicologia alla University of Pennsylvania, e Edward J. McCaffery, docente di economia applicata al California Institute of Technology: “Starving the beast: the psychology of budget deficits”- “Affamare la bestia: la psicologia dei deficit di bilancio”. Dovrebbe essere la stella polare per il suo Ministro, Tommaso Padoa-Schioppa (Tps); forse la ipertassazione degli ultimi tempi riuscirà a convincere anche la “banda dei quattro”, i Ministri della sinistra radicale che insistono per il binomio più spesa (pubblica)-più tasse.
Prima di partire, Visco ha inviato a Tps il saggio "Fiscal Interactions Among European Countries: Does the EU Matter?" (“Interazione tributaria tra i Paesi Europei : l’Ue conta qualcosa?” di Michela Redoano della Università di Warwick) da cui si deduce che, anche se i Paesi di piccole dimensioni seguono quelli di maggiore taglia e maggiore popolazione nella definizione delle loro politiche tributarie, in molti casi si è passati dall’interdipendenza tributaria alla indipendenza, proprio al fine di attirare capitali ed investimenti (dal resto del mondo e da altri Paesi Ue).
Con l’entusiasmo del neofita, poi, ha con sé una serie di studi sui danni arrecati dall’imposta di successione (in tutte le sue forme e guise): dal lavoro di Graziella Bertocchi della Università di Modena (la rossa): "The Vanishing Bequest Tax: The Comparative Evolution of Bequest Taxation in Historical Perspective" (“La fine dell’imposta di successione: evoluzione comparata del tributo in prospettiva storica”) al saggio di Wojcech Kopzuk (Columbia University) e Joseph Lupton (Federal Reserve Board) "To Leave or Not to Leave: The Distribution of Bequest Motives" (“Lasciare o non lasciare: la distribuzione dei motivi dei lasciti) pubblicato di recente nella Review of Economic Studies allo studio giuridico (i suoi primi amori) più economico di Jeffrey Cooper “Interstate Competition and State Death Taxes: A Modern Crisis in Historical Perspective" (“Competizione tra gli Stati e imposta di successione: una crisi moderna in prospettiva storica”) apparso nella Pepperdine Law Review. Un’ultima chicca è per Cesare Damiano. Chris William Sanchirico della Università della Pennsylvania dimostra che le troppe tasse sul lavoro creano fannulloni nel lavoro Progressivity and Potential Income: Measuring the Effect of
Changing Work Patterns on Income Tax Progressivity" (Progressività e reddito potenziale: gli effetti della progressività tributaria sulle abitudini di lavoro”).

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