mercoledì 27 giugno 2007

ANCHE L’”ETERNO FEMMININO” PUO’ CONDIZIONARE IL DPEF

E’ in corso la settimana calda della messa a punto del Dpef. Ha aperto le batterie quella che ormai i prodiani chiamano “la banda dei quattro” (i quattro Ministri che hanno indirizzato al Presidente del Consiglio, ed ai giornali, una lettera piena di critiche al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Tommaso Padoa-Schioppa, TPS). Il giorno dopo si è messa in moto la cavalleria leggera dei sindacati: o TPS rinuncia alla calcolatrice (ed accetta le richieste sindacali, molto simile a quelle della “banda dei quattro”) oppure si rompe. E si va tutti alle urne (prima che arrivi il sindaco di Roma, Walter Veltroni, presentato come il deus ex-machina che nelle commedie greche salta all’improvviso – dovrebbe farlo mercoledì 27 giugno- per salvare capra e cavoli, relegando però in un angolo l’agnello sacrificale Romano Prodi).
L’evoluzione degli eventi dipende in gran misura da quello che nell’ultimo verso del “Faust” di Goethe viene chiamato “l’eterno femminino”. Da tre lustri, la “neo-feminist economics” anglosassone studia non solo l’economia dal punto di vista del genere femminile ma anche il ruolo delle donne nel plasmare la politica economica. In effetti, la partita dipende in gran misura da quello che farà TPS: se manterrà dritta la barra seguendo come stella polare la propria calcolatrice o se cederà a qualche inciucio con “la banda dei quattro”.
La risposta sarebbe chiara se l’economista Fiorella Kostoris fosse ancora al sua fianco. Non solamente utilizza la calcolatrice anche meglio di lui: i suoi libri (pensiamo a quello del 1992 sui problemi strutturali dell’economia “protetta” dell’Italia, a quello (con Franco Modigliani) su sostenibilità del debito pubblico , al saggio del 1998 sulle riforme nel nostro Paese, ai lavori più recenti (quali “Il lessico dell’economia”) indicano una strada non dissimile a quella tracciata da TPS nella raccolta di articoli edita in volume (ma a cui non sembra dar seguito con azione politica). Inoltre, Fiorella Kostoris non ha esitato a lasciare poltrone di rilievo quando il Governo per cui lavorava l’istituto da lei presieduto non sembrava dare sufficiente ascolto ai consigli suoi e dei suoi collaboratori.
La risposta pare anche evidente con Barbara Spinelli da dieci anni accanto a TPS: Editorialista, da Parigi, de “La Stampa” (e nel gruppo dei fondatori di “Repubblica”) non hai mai nascosto le proprie simpatie proprio per quella declinazione dalla sinistra che trova espressione nella “banda dei quattro”. Già nel suo primo libro- “Presente ed imperfetto della Germania Orientale”, 1972- vedeva con simpatia “le riforme” (le “corporazioni generali” stataliste) che la Repubblica democratica tedesca aveva effettuato alla fine degli Anni 60 e prospettava per il piccola Paese (in pratica un protettorato sovietico) un percorso verso una democrazia sociale ben differente da ciò che hanno potuto toccare con mano tutti coloro che hanno visto il recente Premio Oscar “Le vite degli altri”. Nel suo saggio “Il sonno dei totalitarismi” del 1991 mostra – è vero - l’esperienza sovietica ormai in disfacimento, ove non in putrefazione. I suoi editoriali su “La Stampa”, però, sono chiaramente di parte: accusa il Governo americano di avere abolito libertà fondamentali, mette la penna nel vetriolo le poche volte (scrive di solito di politica internazionale) quando fa riferimenti alla Casa del Libertà, considera il Governo Prodi come la strada verso una sinistra che dovrebbe restare alla guida dell’Italia per sempre. Intrisa di cultura sociologica francese, per lei “la politique d’abord” viene prima dei regoli d’antan, delle calcolatrici e dei computer.Di conseguenza, “l’ambizione timida” si prospetta non tanto quella dell’Italia ( secondo il titolo dell’ultimo libro di TPS) ma quella di Via Venti Settembre in quanto argine alla “banda dei quattro” (utilizzando, se necessario, l’istituto

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