martedì 17 aprile 2007

RISCHIO ITALIA TROPPO ALTO PER AT&T

Da Tokyo – dove è in visita ufficiale all’Impero del Sol Levante -, il Presidente del Consiglio Romano Prodi ha commentato il ritiro di AT&T dal negoziato per l’acquisizione (tramite Olimpia) di una voce in capitolo non secondaria nella Telecom Italia affermando di non essere “eccessivamente sorpreso” e ribadendo l’auspicio che l’italianità continui ad essere una caratteristica dell’azienda.
Questo commento rivela come Romano Prodi, messosi alcuni anni fa a riposo dall’università, sia ormai lontano dalla strumentazione di analisi economica e finanziaria approntata negli ultimi 15 anni, strumentazione necessaria per interpretare vicende come quelle relative alla Telecom. La dimostrazione opposta è stata data dagli ingegneri dell’AT&T (vengono sempre chiamati con questa qualifica professionale sulla stampa collaterale al centro-sinistra, quasi a voler detonare che il management del colosso Usa non riesca a cogliere aspetti più profondi di quelli meramente meccanici).
Lo dice a tutto tondo (per chi sa leggerlo) il comunicato di AT&T: il ritiro non è motivato dal rischio ma dall’incertezza (anzi dalla doppia incertezza, nella versione italiana si utilizza il plurale mentre in quella inglese si impiega necessariamente il singolare in quanto il termine è neutro e, dunque, non ha plurale). Nei tre tentativi precedenti – quando 25 anni fa varò un accordo, di breve e tormentata durata, con l’Olivelli allora guidata da Carlo De Benedetti, quando nel 1989-94 fece propria di matrimonio con l’Italtel, allora del Gruppo Stet, e quando nel 1907 provò a mettere il cappello sulla privatizzazione della Telecom -, le dichiarazioni dei manager AT&T ed i comunicati utilizzavano, sapientemente, il termine “rischio” e sottolineavano le differenza di ottica con i manager italiani: ancorati sul commerciale e sui rischi a breve termine, mentre negli Usa si guardava al medio e lungo termine ed ai rischi ad esso pertinenti. Gli effetti di tale differenza in termini di strategia industriale (quelle che dovrebbe essere stato per anni il campo principe di riflessione di Romano Prodi, nella veste di professore) sono spiegate molto bene in un lavoro recente di Cameron J. Hepburn (Università di Oxford), Phoebe Koundouri (University di Reading) e Ekaterini Papanopoulou (Università di Atene) – di cui si suggerisce la lettura ai collaboratori del Presidente del Consiglio. In breve con percezioni così differenti del rischio è difficile stare insieme.
Nella trattativa AT&T e Olimpia, però, lo stadio dell’analisi di rischio era stato superato. Occorre dare atto che basta esaminare con una certa cura il sito web di Telecom per toccare con mano i principali elementi di rischio: in primo luogo, l’indebitamento complessivo e la fragilità del patrimonio netto. Tali indicatori (si veda lo studio di Tamburi e Associati, disponibile sul web) denotano una ancora maggiore fragilità finanziaria se su raffronta la posizione finanziaria netta aggregata con il patrimonio netto consolidato di Olimpia e Telecom ( un rapporto di ben 2.15). Per questo motivo il programma di Telecom (chiaro e tondo sul web) dà la priorità alla riduzione dell’indebitamento rispetto all’innovazione tecnologica-industriale. In effetti, nel calcolare il rischio (utilizzando quelle che in gergo vengono chiamate “Montecarlo simulations”) , gli esperti di AT&T, usi ad operare con una forte leva finanziaria, avevano ipotizzato che sarebbe stato compito del partner americano non solo l’apporto di capitale ma soprattutto della carica innovativa (che ora l’Italia potrebbe perdere). Avevano anche messo in conto un altro rischio: il rischio-Paese – un Governo debole guidato da un sinedrio rissoso e con una forte componente anti-Usa . Avrebbero convissuto con il doppio rischio, ma non con le “incertezza”.
Per gli economisti (Prodi dovrebbe saperlo) c’è una differenza profonda tra “rischio” (che si può tenere in conto con il calcolo delle probabilità , di cui le “Montecarlo simulations sono la strumentazione moderna) e l’ “incertezza” che è difficile tenere in conto se non si ricorre a metodologie , come il calcolo delle “opzioni reali”, definite un paio di decenni fa in un lavoro pionieristico di Dixit e Pindyck, ma non ancora di uso frequente. Particolarmente se si è a che fare con “incertezze composte” (ossia “incertezze che nascono da altre incertezze”) , come hanno suggerito le parole in libertà dello stesso Presidente del Consiglio nelle ultime settimane: modifiche del quadro regolatorio , nuove cordate, tentativi di alleanze per dare vita “a campioni europei”. Pure per AT&T, che pur utilizza il metodo tracciato da Dixit e Pindyck per calcolare l’incertezza, è davvero troppo.
Comunque vada a finire il tormentone in corso, ci guadagnerà forse l’italianità. Ma ci rimette l’Italia.


Per approfondimenti, oltre ai siti web di Telecom, Olimpia e di Tamburi e Associati

Avinash Dixit , Robert Pindyck Investment under uncertaninty Princeton University Press 1994
Giuseppe Pennisi, Pasquale L. Scandizzo Valutare l’incertezza Giappichelli, 2003
Cameron J. Hepburn, Phoebe Koundouri, Ekaterini Papanopouolou Social Discounting under Uncertainty: A Cross-Country Comparison" IIIS Discussion Paper No. 177
Nicholas Bloom , Stephen Bond, John van Reenen “Uncertainty and Investment Dynamics" in Review of Economic Studies, Vol. 74, No. 2, pp. 391-415, April 2007

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