lunedì 16 aprile 2007

ALITALIA E PAROLE IN LIBERTA'

La settimana scorsa, in attesa della scadenza del termine ultimo per la presentazione delle offerte, il ribasso del titolo Alitalia ha frenato la Borsa, anche se è stato moderato rispetto alle aspettative di alcuni analisti, i quali temevano ripercussioni anticipate della doppia scadenza di questi giorni: la presentazione delle offerte dei tre concorrenti ancora in gara (ieri sera 16 aprile) e lo sciopero in cantiere per domani 18 aprile. Peraltro anche i titoli di altre tra le maggiori compagnie aeree europee (Air France, Iberia, Lufthansa – in ordine alfabetico) non sono andati bene nonostante, normalmente, l’inizio della primavera e la stagione turistica siano periodi di slancio per la azioni del settore.
Quali le prospettive per l’immediato futuro? Gli scioperi non fanno mai bene alle quotazioni (anche se proclamati soltanto da alcune sigle e la compagnia non annuncia cancellazioni sperando che venga annullato). E le gare? Possono essere un tonico, come si è visto nel caso di alcune Opa annunciate (ancora prima che venissero realizzate). Su quella Alitalia, però, incombono incertezze. In particolare che, pur se va in porto, si verifichi quella che gli economisti chiamano la maledizione del vincitore. Patrick Meister e Kyle Anderson , due giovani specialisti della finanza del settore aereo (rispettivamente dello Ithaca College e della Indiano University) analizzano il fallimento dell’asta per USAir in un saggio nell’ultimo numero di Economic Inquiry. Se vincere equivale sborsare troppo od ad accollarsi perdite si lascia prima degli ultimi stadi poiché chi vince ci rimettere in termini di competitività nei confronti dei concorrenti che, invece, perdono la gara. Le dichiarazioni di vari Ministri su quanto a parere di ciascuno di loro “vale” Alitalia hanno creato una buona dose di disorientamento. Specialmente quelle del Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi secondo cui chi vuole Alitalia deve mettere sul piatto 3 miliardi di euro. La capitalizzazione di mercato – ricordiamolo - non tocca 1,4 miliardi di euro e ci sono ben 1,1 miliardi di euro di debiti finanziari, nonché sindacati turbolenti. Forse quando c’è in ballo un asset strategico per un Paese, come la compagnia di bandiera, occorre riflettere qualche secondo in più prima di parlare. La maledizione del vincitore, non va dimenticato, è sempre in agguato.

Nessun commento: